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A cura del Comitato Scientifico

Anatomia dell’occhio

AUTORE: Dr.ssa Maria Oliva Grassi

Il bulbo oculare è una struttura di forma sferica, costituita da 3 strati detti tonache: esterna, intermedia ed interna.
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Il bulbo oculare è una struttura di forma sferica, costituita da 3 strati detti tonache: esterna, intermedia ed interna.

La tonaca esterna, detta fibrosa, è costituita anteriormente dalla cornea, una lente trasparente priva di vasi sanguigni, e posteriormente dalla sclera, la cosiddetta parte bianca dell’occhio.

La tonaca intermedia, detta vascolare, è formata da 3 parti: iride, corpo ciliare e coroide. L’iride è la porzione più anteriore, responsabile del “colore dell’occhio”, che ha la forma di un disco piatto con foro al centro, detto pupilla; al suo interno sono contenuti due muscoli, detti sfintere della pupilla e dilatatore della pupilla, che regolano il grado di apertura del forame pupillare stesso in base alle condizioni di luce e alla distanza dell’oggetto da osservare. L’iride si continua con il corpo ciliare, costituito prevalentemente da muscolatura liscia e diviso in due parti: plicata anteriormente e plana posteriormente. La prima è detta plicata per la presenza di numerose pliche detti processi ciliari, che svolgono due funzioni importanti: producono l’umor acqueo e forniscono l’inserzione per l’apparato zonulare di Zinn, fibre elastiche che tengono in sospensione con l’altra estremità il cristallino, in modo da regolare il processo dell’accomodazione. La seconda, detta pars plana, è il punto meno vascolarizzato della parete del bulbo oculare e, quindi, è il punto in cui vengono eseguite le iniezioni intravitreali o gli accessi chirurgici. Posteriormente si trova la coroide, povera di connettivo (e quindi molto fragile) e costituita quasi esclusivamente da vasi sanguigni di dimensioni progressivamente decrescente dall’esterno verso l’interno: strato di Haller con grossi vasi, strato di Sattler con vasi intermedi e coriocapillare; quest’ultimo poggia sulla membrana di Bruch che la separa dalla retina, la tonaca nervosa più interna del bulbo oculare.

La retina in sezione trasversale è costituita da 10 strati; quello più esterno è detto epitelio pigmentato retinico, tutti gli altri costituiscono la neuroretina che accoglie tutte le cellule deputate alla percezione visiva, cioè alla trasformazione dello stimolo luminoso in segnale elettrico a livello dei fotorecettori (coni e bastoncelli posizionati più esternamente) e alla sua trasmissione in successione alle cellule bipolari e poi le cellule ganglionari. I prolungamenti di queste ultime, detti assoni, si uniscono a formare lo strato delle fibre nervose che decorrono in modo orizzontale dal sito dove si trova il corpo delle cellule ganglionari fino alla papilla ottica; qui si uniscono in modo ordinato, rispettando la zona di provenienza, a formare il nervo ottico.

La retina riconosce anche una divisione sul piano frontale: centrale e periferia.

La retina centrale o polo posteriore è un’area di forma ovalare, i cui margini sono costituiti dal bordo nasale (più interno della papilla) e dalle arcate vascolari temporali superiore ed inferiore. Rappresenta la porzione più importante per la visione poiché al suo interno è presente la macula, costituita prevalentemente da coni e, quindi, fondamentale per la lettura ed il riconoscimento dei dettagli ad alta risoluzione e dei colori. Dall’esterno verso l’interno si divide in: perifovea, parafovea, fovea, zona foveale avascolare, foveola ed umbo. A partire dalla fovea si osserva una fisiologica depressione del profilo retinico che diventa massimo in sede centrale; questa è dovuta alla dislocazione degli strati cellulari più interni e dei vasi sanguigni così che non alterino il decorso dei raggi luminosi che devono raggiungere i coni più esternamente.

La periferia costituita prevalentemente da bastoncelli si divide, a sua volta, in: prossima (dal margine della macula fino al margine del polo posteriore), media (dal polo posteriore all’equatore, cioè il meridiano passante per le vene vorticose), lontana (dall’equatore all’ora serrata) ed estrema (riveste internamente ora serrata e pars plana).

La macula è più propriamente detta macula lutea e riconosce un’etimologia latina col significato di macchia gialla, a causa della presenza di particolari pigmenti, la luteina e la zeaxantina. La presenza di questi pigmenti all’interno dei coni previene il danno ossidativo causato inevitabilmente dalla radiazione luminosa; il deficit di tali molecole predispone alla comparsa di patologie degenerative.

Fotografia al microscopio elettronico: fotorecettori (coni e bastoncelli)

AUTORE: Dr.ssa Maria Oliva Grassi

UO Oftalmologia Policlinico di Bari